In una mossa decisiva per accelerare le risposte dell’Unione Europea alle crisi economiche e ambientali, il Parlamento Europeo ha approvato la procedura d’urgenza per la revisione della politica di coesione, uno dei pilastri della strategia comunitaria per ridurre le disuguaglianze regionali e promuovere uno sviluppo equilibrato.

La decisione, accolta con favore dalla Commissione Europea, punta a rendere i fondi strutturali e di investimento più flessibili e tempestivi, consentendo alle regioni europee di rispondere rapidamente a eventi estremi come disastri naturali, crisi economiche improvvise o emergenze sanitarie. Questa modifica dovrebbe semplificare l’accesso ai finanziamenti e ridurre la burocrazia che spesso ha rallentato l’utilizzo dei fondi disponibili.

“È un passo essenziale per garantire che le regioni più colpite dalle crisi possano reagire rapidamente, senza essere soffocate da procedure lente e complesse,” ha dichiarato Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione Europea per la Coesione.

Il pacchetto di misure proposto dalla Commissione prevede modifiche a tre regolamenti chiave della politica di coesione, con l’obiettivo di:

  • Accorciare i tempi di approvazione dei progetti, rendendo i fondi più rapidamente accessibili.

  • Aumentare la flessibilità nell’uso dei fondi, consentendo alle regioni di riassegnare le risorse in risposta alle crisi.

  • Snellire le procedure di controllo e verifica, senza compromettere la trasparenza e l’accountability.

Tuttavia, questa accelerazione normativa non è esente da critiche. Il Comitato Europeo delle Regioni ha espresso preoccupazione per il rischio di una centralizzazione eccessiva del controllo sui fondi, temendo che le esigenze locali possano essere trascurate a favore di una gestione più verticistica.

“Le regioni devono restare protagoniste nella gestione dei fondi di coesione. Centralizzare troppo rischia di indebolire la capacità di risposta locale,” ha dichiarato un portavoce del Comitato.

La riforma della politica di coesione è vista come un passo necessario per garantire che l’Unione Europea possa affrontare le sfide future, dalle transizioni verde e digitale ai cambiamenti climatici e alle emergenze geopolitiche.

Se approvata definitivamente, questa revisione potrebbe rappresentare un cambio di passo storico per l’UE, trasformando la politica di coesione in uno strumento ancora più strategico e reattivo, capace di sostenere la resilienza economica delle sue regioni e di proteggere il benessere dei suoi cittadini in tempi di incertezza.

La Commissione REGI del Parlamento Europeo ha approvato ieri, con 22 voti a favore, 14 contrari e 4 astenuti, la procedura d’urgenza richiesta dal vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Raffaele Fitto, per la riforma di medio termine della politica di coesione. L’approvazione è arrivata al termine di un acceso dibattito, poco prima delle 20, dopo ore di trattative tra i gruppi parlamentari, confermando la spaccatura politica sul tema.

La decisione di accelerare l’iter della riforma ha visto una netta divisione tra i gruppi europei. Se da un lato i popolari (PPE), i conservatori europei e i patrioti hanno votato compattamente a favore, dall’altro la sinistra e i verdi hanno espresso un secco “no”. Decisivi sono stati i voti di astensione del gruppo Renew Europe, che hanno permesso a Fitto di ottenere la maggioranza necessaria. Questa dinamica ha evitato un potenziale ribaltone che avrebbe potuto mettere in difficoltà non solo il vicepresidente Fitto, ma anche la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen.

La scelta di adottare la procedura d’urgenza, regolata dall’articolo 122 dei Trattati europei, è stata duramente contestata dalle forze di sinistra, tra cui Alleanza Verdi e Sinistra (AVS) e Movimento 5 Stelle (gruppo Left), che temono una potenziale militarizzazione dei fondi destinati alla coesione. Secondo questi gruppi, l’urgenza potrebbe essere un tentativo di bypassare il Parlamento e aprire la strada all’utilizzo dei fondi per il riarmo, una possibilità più volte smentita da Fitto.

“Per quanto riguarda la difesa, voglio essere molto chiaro: non c’è un trasferimento di denaro della coesione alla difesa in modo automatico. Tutto ha una base volontaria da parte dei singoli Stati,” ha dichiarato Fitto durante il suo intervento a Strasburgo, cercando di smorzare le tensioni.

La proposta di Fitto mira a modernizzare il quadro normativo dei fondi strutturali europei, come il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR), per adattarsi alle nuove priorità strategiche dell’Unione Europea, tra cui difesa e competitività, accesso alla casa e gestione delle risorse idriche.

Mentre Fitto rafforza la sua posizione come figura chiave della Commissione, il dibattito sulla riforma della coesione sembra destinato a intensificarsi nei prossimi mesi, con un Parlamento Europeo che non intende rinunciare al proprio ruolo centrale nel processo decisionale.

 

Il Parlamento Europeo approva la procedura d’urgenza per la revisione della Politica di Coesione
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