Martedì 10 settembre 2025 il Senato ha dato il via libera definitivo al disegno di legge 1054-B, noto come DDL Montagna o “Disposizioni per il riconoscimento e la promozione delle zone montane”. È una normativa attesa, che mira non solo a certificare il valore simbolico dei territori montani, ma anche a porre basi concrete per contrastare spopolamento, debolezza infrastrutturale, fragilità sociale ed economica.

Al di là delle dichiarazioni istituzionali, emergono alcune misure chiave con impatti pratici già visibili:

  • Incentivo al lavoro agile nei comuni piccoli montani: dalle fonti emerge che le imprese che adottano il lavoro agile per dipendenti che trasferiscono la residenza nei comuni montani (meno di 5.000 abitanti) beneficeranno di esoneri contributivi nel periodo 2026-2030.
  • Risorse dedicate: è confermata la dotazione del Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane (FOSMIT), con circa 200 milioni di euro all’anno nel triennio 2025-2027.
  • Agricoltura, allevamento, forestazione: Coldiretti sottolinea che il ddl riconosce il ruolo strategico degli agricoltori e allevatori come presidi territoriali — nella gestione di boschi, pascoli, prevenzione incendi, tutela ambientale — e offre strumenti per valorizzare queste attività.
  • Turismo montano: il Ministero del Turismo evidenzia che la legge porta “ulteriori risorse” per valorizzare le aree montane anche come destinazioni turistiche, destagionalizzate e sostenibili. Ci sono stanziamenti già avviati (oltre 500 milioni) a cui si aggiungono quelli consacrati dal ddl.
  • Servizi essenziali e infrastrutture: un punto ricorrente nelle fonti è la necessità di rafforzare scuole, sanità, connettività digitale (banda larga, telefonia mobile), trasporti. Il rischio che queste misure restino sulla carta è legato soprattutto ai tempi e all’efficacia dei decreti attuativi.

Le fonti sottolineano anche una serie di criticità che potrebbero limitare l’efficacia del provvedimento se non affrontate:

  • Molte misure previste dal ddl dipendono da decreti che devono definire in modo preciso: quali comuni è considerati “montani”, come misurare le soglie di popolazione, le modalità per accedere agli incentivi. Se questi decreti non arrivano rapidamente, l’impatto sulla vita reale rischia di essere modesto.
  • Il fondo annuo di 200 milioni è certo, ma per certe aree e settori (artigianato, turismo, infrastrutture digitali) il fabbisogno potrebbe essere superiore. Le imprese chiedono che le risorse siano adeguate e che non restino frammentate.
  • Le montagne italiane non sono tutte uguali: ci sono differenze climatiche, infrastrutturali, demografiche, agricole, nei collegamenti. Serve che le misure siano calibrate sulle condizioni effettive dei territori (accessibilità, connettività, popolazione).
  • Anche se gli stanziamenti ci sono, l’esperienza passata insegna che i tempi di erogazione, le procedure amministrative, i controlli, la trasparenza sono elementi che possono rallentare fortemente il beneficio delle misure.

Secondo gli attori coinvolti — agricoltori, imprese, enti locali — il ddl Montagna può davvero diventare qualcosa di più di una promessa in quanto potrebbe riuscire a riattivare l’economia locale. Le imprese agricole, boschive o turistiche possono trovare in questo nuove opportunità se supportate con credito, investimenti e servizi.

Allo stesso modo giovani, famiglie, professionisti che oggi vivono altrove potrebbero essere invogliati a tornare, grazie a incentivi fiscali e qualità della vita migliorata.

La montagna potrebbe quindi diventare un laboratorio di sostenibilità ambientale. Gestione forestale, uso delle biomasse, turismo sostenibile, tutela della biodiversità diventano leve non solo ecologiche, ma anche economiche.

Montagna, via libera definitivo al ddl: incentivi a imprese e lavoratori
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