Slitta e cambia focus l’intervento UE per far fronte alla crisi dei prezzi dell’energia. La comunicazione di Bruxelles doveva arrivare il 2 marzo e indicare le misure comuni per ridurre l’impatto della crisi energetica, ma lo scoppio della guerra in Ucraina ha stravolto tutto ed ora l’obiettivo principale è diminuire la dipendenza energetica dalla Russia.
Con gli stoccaggi di gas dell’UE a livelli storicamente bassi e le preoccupazioni per la sicurezza dell’approvvigionamento, si assiste ad una crescente crisi energetica. L’UE, infatti, rimane fortemente dipendente dalle importazioni per la produzione di energia e il riscaldamento.
La bozza del documento con le misure da mettere in atto, contiene una serie di interventi a breve, medio e lungo termine con cui tamponare possibili interruzioni nelle forniture di gas dalla Russia, evitare che la crisi dei prezzi dell’energia vada del tutto fuori controllo e accelerare la corsa verso l’autonomia energetica da Mosca. Diversificazione degli approvvigionamenti, biogas e idrogeno al centro dell’attenzione, insieme a un New Energy Compact che potenzi le rinnovabili.
Al primo punto della strategia europea c’è l’obiettivo di diversificare. Molti paesi UE si stanno già dando da fare per aumentare le proprie riserve e assicurarsi forniture aggiuntive da canali sicuri. L’Italia ha strappato un accordo con l’Algeria per 2 mld di m3 di gas attraverso il Transmed e proverà ad incrementare l’import anche dall’Azerbaijan via TAP (gasdotto di cui si starebbe valutando il raddoppio), come annunciato dal premier Draghi durante l’informativa sull’Ucraina in Senato il 1 marzo). La Germania si sta muovendo sul fronte terminal GNL rispolverando due progetti accantonati da qualche anno.
E proprio sul GNL si concentra la risposta a breve termine dell’UE. I Ventisette busseranno alla porta di paesi fornitori come Stati Uniti e Qatar. Nel 2020 gli USA hanno spedito in Europa il 40% del loro gas naturale liquido coprendo il 20% della domanda UE e sono disposti ad aumentare la quota. Da solo, però, il GNL americano può al massimo integrare le riserve europee.
L’altro fronte caldo del gas naturale liquido è il Qatar, uno dei massimi produttori mondiali che nel 2019 è uscito dall’Opec, l’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio che dal 2016, nel formato allargato Opec+, coordina le sue mosse con la Russia. Doha ha anche votato a favore di una risoluzione Onu di condanna dell’invasione russa, un segnale che fa ben sperare in ottica di aumento dell’export verso l’UE. Il nodo principale, tuttavia, è che il Qatar destina all’Asia oltre il 70% del totale di GNL esportato.
In ogni caso, uno degli obiettivi a breve termine nelle intenzioni di Bruxelles, in previsione dell’inverno 2022/23, è far arrivare i Ventisette paesi membri al 30 settembre con le riserve di gas piene almeno all’80%, ipotizzando anche un meccanismo per assicurare tali livelli di stoccaggio che dovrebbe scattare se la quota restasse troppo bassa in alcuni paesi.
Per quanto riguarda le misure sul lungo termine, la Commissione punta ad aumentare la produzione di biogas (35 mld m3 al 2030) e di idrogeno. Riguardo a quest’ultimo, l’esecutivo UE sta preparando un “Hydrogen Accelerator”, strumento che faciliterà l’aumento della capacità installata di elettrolizzatori e facilitare gli aiuti di Stato per progetti sull’idrogeno rinnovabile.
Il capitolo più corposo riguarda però le rinnovabili. La mossa di un New Energy Compact per potenziare l’aumento della capacità installata di energia pulita nel continente, è quanto mai necessaria visto che, anche realizzando tutti gli obiettivi sul clima entro il 2030, per quella data la dipendenza dal gas scenderebbe appena del 23%.
Dalla bozza trapela inoltre l’intenzione dell’UE di chiedere agli Stati membri di garantire gli investimenti nelle rinnovabili e l’adeguamento della rete tramite condizioni pianificazione e autorizzazioni tra le più favorevoli. Investimenti che Bruxelles suggerisce potrebbero pescare dalle risorse aggiuntive derivanti dall’ETS europeo e da una tassa sugli extra profitti realizzati in questi mesi dalle compagnie energetiche vista la crisi dei prezzi dell’energia.
Infine, le iniziative da mettere in atto comprendono un numero maggiore di installazioni di contatori intelligenti, in grado di consentire di consumare energia quando costa meno e c’è meno domanda ed azioni più rapide in materia di efficientamento energetico degli edifici e dei sistemi di riscaldamento.