Parte giovedì 27 gennaio il primo “Click day” per l’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio dello Stato, come dal “decreto flussi” del 21 dicembre 2021, che ha fissato le quote dei lavoratori stranieri che possono fare ingresso in Italia. Invece martedì 1 febbraio sarà il secondo “Click day”, rivolto agli stagionali sempre di origine extracomunitaria.

In totale saranno quasi 70mila i lavoratori extra-Ue che entreranno in Italia con questa procedura che non riguarda invece i cittadini di paesi Ue, per i quali vige la libera circolazione, né gli ingressi per ricongiungimento familiare e motivi umanitari, che seguono altri iter.

A partire dal 1998, anno della sua introduzione, il decreto flussi è il principale strumento di pianificazione degli ingressi di immigrati per motivi di lavoro. Escludendo i lavoratori stagionali (800 mila in totale, ma in molti casi si tratta delle stesse persone entrate e uscite più volte), in circa vent’anni sono arrivati in questo modo circa 1,2 milioni di lavoratori stranieri.

Il decreto rappresenta una risposta alle categorie economiche che denunciano mancanza di manodopera in molti settori, soprattutto dopo l’emergenza Covid. Tuttavia, il 60 per cento degli ingressi rimane in capo ai lavoratori stagionali. E tra i 42 mila stagionali, un terzo è riservato alle domande presentate dalle associazioni datoriali del settore agricolo, valorizzando il ruolo delle categorie come primo intermediario.

Tra i non stagionali, quote specifiche sono riservate ai lavoratori autonomi e a lavoratori già in possesso di un permesso temporaneo.

Tuttavia, anche con l’aumento di quote apportato quest’anno, il decreto flussi non rappresenta una apertura incondizionata delle frontiere, ma piuttosto il tentativo di rispondere a un bisogno dell’economia attraverso una pianificazione ragionata e controllata.

In Italia, infatti, mancano oltre 230mila lavoratori e i disoccupati italiani non riescono a coprire la domanda, per motivi che vanno dalla mancanza di competenze alla possibilità o volontà di spostarsi, dalla poca appetibilità di certi lavori considerati umili o gravosi ad altri motivi di vario tipo.

La possibilità di ingresso in Italia è importante soprattutto per salvare i raccolti e garantire l’approvvigionamento alimentare, in un settore ancora fortemente dipendente dal contributo dei lavoratori stranieri.

Un ulteriore limite, tuttavia, potrebbe essere rappresentato dal fatto che molti braccianti provenienti da Paesi extracomunitari non possono lavorare in quanto vaccinati con il siero russo Sputnik o con quello cinese Sinovac non riconosciuti in Italia ed in Europa.

Il decreto flussi inoltre prevede, altresì, la possibilità di fare ingresso nel territorio dello Stato, per motivi di lavoro autonomo, a:

  • 500 cittadini non comunitari residenti all’estero, i quali siano imprenditori che intendono attuare un piano di investimento di interesse per l’economia italiana, che preveda l’impiego di risorse proprie non inferiori a 500.000 euro, nonchè la creazione almeno di tre nuovi posti di lavoro;
  • liberi professionisti che intendono esercitare professioni regolamentate o vigilate, oppure non regolamentate ma rappresentate a livello nazionale da associazioni iscritte in elenchi tenuti da pubbliche amministrazioni;
  • titolari di cariche societarie di amministrazione e di controllo espressamente previsti dal decreto interministeriale 11 maggio 2011, numero 850;
  • artisti di chiara fama o di alta e nota qualificazione professionale, ingaggiati da enti pubblici o privati;
  • cittadini stranieri che intendono costituire imprese “start-up innovative” ai sensi della legge 17 dicembre 2012, numero 221, e che sono titolari di un rapporto di lavoro di natura autonoma con l’impresa.

Potranno essere ammessi in Italia anche 100 cittadini stranieri non comunitari, residenti all’estero che abbiano completato programmi di formazione ed istruzione nei Paesi di origine e 100 lavoratori di origine italiana per parte di almeno uno dei genitori fino al terzo grado in linea diretta di ascendenza, residenti in Venezuela, per motivi di lavoro subordinato non stagionale e di lavoro autonomo.

Inoltre, sono convertibili in permessi di soggiorno per lavoro subordinato:

  • 400 permessi di soggiorno per lavoro stagionale;
  • 000 permessi per studio, tirocinio e/o formazione professionale;
  • 200 permessi di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo rilasciati ai cittadini di Paesi terzi da altro Stato membro dell’Unione europea.

Convertibili invece in permessi di soggiorno per lavoro autonomo

  • 370 permessi di soggiorno per studio, tirocinio e/o formazione professionale;
  • 30 permessi di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, rilasciati ai cittadini di Paesi terzi da altro Stato membro dell’Unione europea.

Le domande possono essere presentate entro il 17 marzo attraverso la procedura on line e verranno valutate in base alla data di presentazione, secondo l’ormai consueto meccanismo del “click day”.

A questo punto scattano le verifiche da parte di questura, prefettura e Ispettorato del lavoro (sia sul lavoratore che sul datore di lavoro) e il datore viene convocato in prefettura.

Il lavoratore straniero dovrà poi fare richiesta del visto agli uffici consolari del suo paese di provenienza. Il consolato comunica allo straniero la proposta di contratto di soggiorno per lavoro e rilascia, entro 30 giorni dalla richiesta, il visto d’ingresso e l’indicazione del codice fiscale. Una volta ottenuto il visto, il lavoratore può entrare in Italia. Dopo 8 giorni lavorativi dall’ingresso in Italia, il lavoratore straniero dovrà recarsi presso lo Sportello unico competente che, verificata la documentazione, consegna al lavoratore il certificato di attribuzione del codice fiscale col quale questi potrà finalmente sottoscrivere il contratto di soggiorno per lavoro.

Al via i click day per i lavoratori stranieri
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