L’Unione Europea ha introdotto nuove regole in materia di reporting di sostenibilità delle imprese attraverso la Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che non riguarderà solo le imprese “obbligate” ma si estenderà alla catena di fornitura.

La CSRD obbliga determinate imprese a pubblicare in una sezione dedicata della relazione sulla gestione le informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché delle informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati e sulla sua situazione.

Nello specifico, è richiesto di illustrare:

  • gli effetti generati sui fattori ambientali, sociali e relativi alla governance dell’impresa;
  • le modalità di monitoraggio e mitigazione dei rischi ambientali e sociali;
  • le modalità di governo delle risorse umane, di rispetto dei diritti umani e di contrasto alla corruzione attiva e passiva.

Il perimetro delle imprese obbligate avrà un’estensione graduale:

  • dal 1°gennaio 2024, si applica alle grandi imprese di interesse pubblico che, alla data di chiusura del bilancio superano il numero medio di 500 dipendenti occupati durante l’esercizio e alle imprese madri di un grande gruppo che, nel perimetro del gruppo, alla data di chiusura del bilancio, superano il numero medio di 500 dipendenti occupati durante l’esercizio;
  • dal 1° gennaio 2025, si applica alle “grandi” imprese che, alla data di chiusura del bilancio, superano due di tre criteri:
    • totale dell’attivo di stato patrimoniale pari a 20.000.000 di euro;
    • ricavi netti delle vendite e delle prestazioni 40.000.000 di euro;
    • numero medio di dipendenti occupati nell’esercizio pari a 250;
  • dal 1° gennaio 2026, si applica alle PMI e agli enti di interesse pubblico (non microimprese), alle imprese di assicurazione e riassicurazione captive (di grande dimensione o di interesse pubblico).

Secondo una prima stima della Commissione europea, le imprese direttamente ricomprese nel perimetro di applicazione saranno circa 50.000 in tutta l’Unione. Tuttavia, tale numero è destinato ad aumentare in modo significativo in funzione al concetto di impresa accolto dalla CSRD.

Tra le varie informazioni che dovranno essere incluse nella rendicontazione sulla sostenibilità si dovrà fornire una descrizione dei principali impatti negativi, effettivi o potenziali, legati alle attività dell’impresa e alla sua catena del valore, compresi i suoi prodotti e servizi, i suoi rapporti commerciali e la sua catena di fornitura.

Pertanto, l’impresa è chiamata a misurare, prima ancora di rendicontare, gli impatti delle attività aziendali sui fattori ESG (Environment, Social, Governance) determinati anche dalle attività svolte dalle imprese con le quali si relaziona, collocate a monte (fornitori) e a valle (clienti) rispetto al posizionamento dell’impresa nella catena del valore.

In chiave operativa, tale obiettivo è raggiungibile mediante l’adozione di un sistema integrato di misurazione e di monitoraggio capace di catturare in modo sistematico e affidabile le misure di performance ESG dell’impresa e della sua catena del valore, e di presidiare i fattori di rischio interni e esterni.

La misurazione, il monitoraggio e la rendicontazione delle performance ESG e dei rischi di sostenibilità saranno richiesti anche alle PMI, che tipicamente costituiscono la rete di fornitura delle grandi imprese. Pertanto, anche le PMI saranno inevitabilmente parte integrante di questo processo di cambiamento sostenibile. La vera sfida per le PMI sarà quella di anticipare il cambiamento introducendo in azienda un sistema di misurazione e di controllo proprietario per non trovarsi nella condizione di doversi adattare alle soluzioni già intraprese dalle imprese clienti ovvero dai fornitori strategici.

La CSRD rappresenta una tappa miliare di un percorso avviato dal “Green Deal europeo” dell’11 dicembre 2019, con il quale la Commissione europea intende “proteggere, conservare e migliorare” l’ambiente e i cittadini europei. In questa transizione sostenibile le imprese rivestono un ruolo centrale che non può sostanziarsi in un’accettazione passiva del cambiamento in atto.

L’entrata in vigore della CSRD è stata fissata a partire dal ventesimo giorno successivo alla pubblicazione GU dell’Unione Europea (art. 7 co. 1, CSRD). Il termine per recepimento da parte degli Stati membri, mediante l’entrata in vigore delle disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi agli articoli 1, 2 e 3 della Direttiva, è il 6 luglio 2024 (art. 5 co. 1, CSRD).

Corporate Sustainability Reporting Directive: rendicontare la sostenibilità
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