L’attacco di Hamas a Israele, con l’esplosione del conflitto, proietta le sue lunghe e preoccupanti ombre anche sui prezzi di petrolio e gas (90 dollari al barile il primo, più 15% a 43,95 euro al MWh il secondo), meno sui mercati e sulle Borse, anche se lo spread ha chiuso a 206 punti.

Le conseguenze potrebbero riguardare anche la legge di Bilancio che il governo sta mettendo a punto in vista di metà mese, dopo il via libera alla Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza. 

Le quotazioni hanno riacceso i riflettori su prezzi dell’energia, creando panico sui carburanti e sulle bollette ma non solo. Tra i possibili rischi della guerra ci sarebbero anche possibili attentati ai gasdotti mediterranei.

Gli analisti di Goldman Sachs ritengono improbabile un effetto immediato di grande portata a breve termine sulla dinamica tra domanda e offerta e sulle scorte di petrolio. Sul prezzo del petrolio ci sono però due potenziali implicazioni con effetti opposti. La prima è una riduzione della probabilità di normalizzazione saudita-israeliana e un conseguente aumento della produzione saudita, la seconda invece è il rischio di un ribasso della produzione petrolifera iraniana.

Se la guerra fosse lunga e allargata al Golfo Persico, il rialzo dei prezzi potrebbe essere senza fine, con ipotesi estreme di 150 dollari al barile di greggio e di 2,5 euro al litro di benzina. Quanto allo spread, gli aumenti delle ultime settimane sono un campanello di allerta, che deve inforzare lo sforzo per mettere in sicurezza i conti pubblici.

Il nuovo scenario rischia di complicare il quadro su cui il governo ha improntato la prossima manovra di bilancio. Creando ulteriore incertezza e rendendo ancora più impervio un sentiero considerato stretto in partenza. 

Il conflitto israelo-palestinese, infatti, rischia di produrre effetti ancor più squilibranti della guerra in Ucraina, soprattutto sul piano energetico e la Nadef, che fa i conti con l’inflazione e il Superbonus ed esclude manovre espansive per i prossimi anni, potrebbe non essere sufficiente.

Il contesto fragile richiede dunque una politica di bilancio estremamente prudente.  A preoccupare è soprattutto l’elevato rapporto tra il debito pubblico e il Pil. Il perdurante stato di incertezza del quadro generale, necessita di un attento monitoraggio affinché la riduzione del debito/Pil programmata per il triennio sia effettivamente conseguita.

Il conflitto di Gaza fa schizzare i prezzi di petrolio e gas
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