Il Parlamento europeo ha votato in plenaria le modifiche della Politica Agricola Comune (Pac) 2023-2027, secondo la procedura d’urgenza avviata a inizio aprile. Le misure di semplificazione sono state proposte dalla Commissione Ue per rispondere alle proteste dei trattori andate in scena in tutta Europa nelle settimane scorse.

Prima di essere pubblicato sulla Gazzetta ufficiale dell’Ue, il regolamento dovrà ora essere approvato dal Consiglio ma non si prevedono colpi di scena al Consiglio Agricoltura in programma a Lussemburgo per il 29 aprile. Se da una parte la maggioranza si mostra soddisfatta, per gli ambientalisti sono state affossate le ultime misure di protezione ambientale rimaste.

Le misure prevedono meno burocrazia e controlli a carico degli agricoltori, deroghe e flessibilità nell’applicazione dei requisiti ambientali (Bcaa, Buone condizioni agronomiche e ambientali) necessari per accedere ai fondi Ue e procedure riviste per la modifica dei piani strategici nazionali della Pac. La revisione prevede maggiori flessibilità su alcuni obblighi sulle colture e il maggese, oltre che un’esenzione dai controlli per le piccole aziende agricole inferiori a 10 ettari.

La misura, secondo le stime di Bruxelles, riguarda il 65% dei beneficiari della Pac e il 10% della superficie agricola totale. Gli Stati membri potranno concedere deroghe temporanee e mirate in caso di condizioni climatiche impreviste, come siccità e inondazioni.

Vengono introdotte, inoltre, esenzioni da alcuni standard Bcaa che riguardano, tra le altre cose, la copertura del suolo, la rotazione delle colture e la conservazione delle caratteristiche del paesaggio e confermato il rinvio sull’obbligo di lasciare almeno il 4% dei terreni a riposo, misura che sarebbe dovuta entrare in vigore a gennaio di quest’anno.

Gli Stati membri avranno un margine di manovra maggiore nell’applicare il requisito della Pac, per mantenere il rapporto tra prati permanenti e superficie agricola al di sopra del 5% rispetto al 2018. La rotazione delle colture, invece, rimarrà la pratica principale, ma gli Stati membri potranno utilizzare la diversificazione delle colture come alternativa, meno impegnativa per gli agricoltori.

Il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida ha commentato favorevolmente le modifiche apportate ritenute “senza dubbio una risposta importante, ma non definitiva, in quanto affronta solo alcuni dei temi centrali per il settore, ma riteniamo importante fare ancora passi avanti per andare incontro alle esigenze sollevate dal comparto agricolo negli scorsi mesi”.

Di tutt’altro avviso invece il vicepresidente del Senato Gian Marco Centinaio, responsabile del dipartimento Agricoltura e Turismo della Lega che ha definito le modifiche alla Pac “un altro accordicchio di fine legislatura, votato in tutta fretta, quando ormai non c’è più tempo per dare agli agricoltori italiani ed europei quella svolta e quella prospettiva di modernizzazione di cui hanno bisogno”.

Per Greenpeace si tratta infine di una vera e propria disfatta in quanto “il piano esenta quasi 17 milioni di ettari di terreni agricoli (pari alla superficie agricola totale della Germania) da qualsiasi controllo di carattere ambientale”. Secondo Federica Ferrario, responsabile campagna Agricoltura di Greenpeace Italia, infatti, “la maggior parte degli agricoltori chiede giustamente un reddito equo e protezione da un mercato spietato dominato da alcuni grandi operatori che li spremono fino all’ultimo centesimo ma questo voto fa a pezzi la speranza che la politica agricola dell’Ue possa proteggere l’ambiente, gli agricoltori e l’interesse pubblico”.

Dal Parlamento UE via libera alla modifica della PAC

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