Al taglio del nastro dell’edizione 2022 della fiera più importante d’Europa dedicata al settore enologico, ha presenziato il ministro delle Politiche Agricole italiane, Stefano Patuanelli.

“È l’edizione della ripresa – ha dichiarato il ministro – l’export agroalimentare italiano ha battuto tutti i record, è una filiera forte, che funziona alla grande”.

Il 2021 infatti, come ampiamente annunciato dai dati Istat dei mesi scorsi, ha fatto registrare il record storico di fatturato per il vino italiano, con 13 miliardi di euro, trainato in particolar modo dall’export e dall’aumento in valore dei consumi interni.

L’Osservatorio Uiv-Vinitaly-Ismea, che ha elaborato i dati rilasciati dall’Istituto sull’export nei 12 mesi dello scorso anno, rileva una crescita del 12,4% in valore, per un corrispettivo di 7,1 miliardi di euro e una bilancia commerciale tra le più performanti del made in Italy, che segna un attivo di quasi 6,7 miliardi di euro.

Secondo l’analisi, l’Italia si conferma superpotenza enologica con 22,2 milioni di ettolitri esportati ed un incremento del +7,3%, grazie in particolare alle proprie produzioni Dop, che rappresentano i 2/3 delle esportazioni in valore registrate nel 2021, dove le Igp, anch’esse in rialzo, si attestano al +5,4% ed i vini comuni al +8,9%. In dettaglio, rispetto il 2020, gli spumanti registrano un incremento del +25,3%, grazie all’ennesimo exploit del Prosecco (+32%), mentre i vini fermi si fermano a+12,3%.

Clienti principali si confermano i paesi extra-Ue (+14,2%), che rappresentano il 61% del mercato, primi tra tutti gli Stati Uniti (+18,4%), seguiti da Germania e Regno Unito. Segno più anche per Svizzera, Canada, Paesi Bassi, Francia, Svezia, Belgio, e Danimarca. Tra gli emergenti, exploit di Cina (+29,2%) e Corea del Sud (75,5%).

Per quanto riguarda le produzioni, il 70% delle bottiglie made in Italy sono Docg, Doc e Igt, con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 76 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt), mentre solo il restante 30% sono vini da tavola. Numeri che di fatto valgono all’Italia lo scettro di numero al mondo nella produzione di vino (davanti a Francia e Spagna), che nell’ultimo anno, grazie all’impegno di 310mila aziende agricole, ha sfiorato i 48,2 milioni di ettolitri.

Anche la domanda interna di vini di qualità, accompagnata dall’ulteriore crescita del prezzo medio (+4,7%), ha fatto registrare un dato significativo, specialmente in relazione al consumo pro capite che si attesta sui 33 litri all’anno, con una sempre maggiore attenzione alla storia del vino e ai legami con i territori, che spingono italiani e stranieri alla scoperta di cantine e aziende.

Se il 2021 ha polverizzato tutti i record, le prospettive per il 2022 rilevano invece un quadro preoccupante, a causa di una serie di fattori che annunciano un anno difficile. L’escalation dei costi delle materie prime provocherà inevitabilmente una consistente erosione dei margini, che, accompagnata alla spirale inflazionistica, influirà sulla fiducia e quindi sui consumi globali.

Preoccupazione segnalata anche da 165 vignaioli presenti nello stand della Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI), che, in rappresentanza oltre 1.400 produttori, hanno indossato tutti la stessa maglietta color vino, per sensibilizzare i consumatori sulla necessità di una riforma delle norme sulle etichette.

Vinitaly 2022: “L’edizione della ripresa”. Risultati record per il vino Italiano
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