Il Fondo monetario internazionale prevede un percorso di graduale miglioramento dei conti pubblici in Italia, nonostante gli effetti della guerra in Ucraina e delle sanzioni alla Russia abbiano esacerbato problematiche che erano lievitate con lockdown e misure restrittive anti Covid.

Dopo il balzo del deficit al 9,6% del Pil nel 2020 e una prima moderazione al 7,2% nel 2021, per il 2022 il FMI stima un deficit-Pil al 6%. Nel 2023 si dovrebbe arrivare al 3,9% e poi al 3,3% nel 2024 e al 3% nel 2025, così come previsto dal patto di Stabilità Ue. La stima del Fondo arriva fino al 2027, con una previsione di deficit pari a 2,8% nel 2026 e 2,5% del PIL per l’anno successivo.

Le stime sono contenute nel fiscal monitor pubblicato a fine marzo e, rispetto i dati diffusi lo scorso ottobre, indicano una situazione in netto miglioramento. Il precedente bollettino, infatti, indicava un deficit-Pil italiano al 10,2% nel 2021, al 4,7% nel 2022 e al 2,4% nel 2026.

In merito al debito pubblico, che nel 2020 era salito al 155,3% del Pil e lo scorso anno si era attenuato al 150,9%, secondo il FMI quest’anno dovrebbe rimanere pressoché invariato, attestandosi al 150,6%, per poi limarsi al 148,7% nel 2023 e continuare la lenta discesa fino al 142,9% nel 2027.

Anche in questo caso le valutazioni sono state riviste al rialzo rispetto a sei mesi fa, quando il debito-Pil italiano era stimato al 154,8% nel 2021, al 150,4% nel 2022 e al 146,5% nel 2026.

In generale secondo il FMI, le banche centrali delle maggiori economie per contrastare l’inflazione procederanno ad alzare i tassi di interesse, aumentando in tal modo il divario finanziario tra paesi, con i costi di rifinanziamento del debito aumentati in maniera significativa per i paesi emergenti e per le economie a basso reddito.

Inoltre, rispetto al periodo pre-pandemico, il debito pubblico mondiale si è sensibilmente elevato, con una stima per il 2024 del +9% rispetto al 2019 nelle economie avanzate, mentre in quelle emergenti del +18% del Pil.

Secondo gli esperti del Fondo, oggi più che mai è necessario un coordinamento internazionale sulle questioni fiscali, che non possono essere fermate dai confini nazionali. Le aree più urgenti per il coordinamento sono la tassazione delle imprese multinazionali e degli individui, così come il carbon pricing. Inoltre, la lotta all’evasione fiscale richiede la disponibilità, la condivisione e l’uso efficace delle informazioni a livello globale.

La cooperazione di tutti i paesi, ricorda infine il FMI, è importante anche per affrontare le conseguenze della pandemia da Covid-19 e per mitigare il cambiamento climatico, ritenuto un obiettivo essenziale al pari di evitare una crisi alimentare che gli attuali scenari di limitazione delle esportazioni potrebbero esasperare.

FMI: conti pubblici italiani in netto miglioramento
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