
La nuova Manovra economica, approvata dal Consiglio dei Ministri il 17 ottobre, si presenta come un intervento di equilibrio tra stimolo alla crescita e sostenibilità dei conti pubblici. Con una dotazione complessiva di 18,7 miliardi di euro, il governo punta a sostenere il reddito dei lavoratori, rilanciare la competitività delle imprese e favorire gli investimenti in innovazione ed efficienza energetica.
Il ritorno di misure come super e iper ammortamento — ora declinate nella cornice della “Transizione 5.0” — rappresenta il fulcro del pacchetto per le imprese, affiancato da strumenti già noti come la “Nuova Sabatini”, i contratti di sviluppo e i crediti d’imposta nelle ZES.
Sul fronte delle famiglie, la riduzione dell’IRPEF per i redditi medi si accompagna alla conferma della maxi deduzione del costo del lavoro, legando così la leva fiscale anche alla stabilità occupazionale.
Resta tuttavia cruciale la fase attuativa: i decreti dovranno tradurre rapidamente le misure in operatività concreta, chiarendo scaglioni, cumulabilità e ambiti applicativi. Solo così la Manovra potrà trasformare la promessa di “serietà ed equilibrio” in effetti tangibili per imprese e lavoratori nel 2026.
Il governo rivendica una Manovra “seria ed equilibrata”, più leggera delle precedenti in termini di saldo, con il baricentro su buste paga e competitività. La sfida, come sempre, è l’attuazione: perché i 4 miliardi sugli ammortamenti “lavorino” davvero, i decreti dovranno arrivare in fretta e senza zone grigie. Affinché i benefici si vedano nei bilanci 2026, le imprese dovranno accelerare le decisioni di spesa.
Iper ammortamento e nuova “Transizione 5.0”: come funzionano le maggiorazioni 180–220%
Il cuore del pacchetto è il ritorno a super e iper‑ammortamento per gli investimenti in beni strumentali, sostituendo di fatto la “Ires premiale”. Per gli acquisti legati all’innovazione e all’energia, l’ammortamento può arrivare al 180%, e spingersi al 220% se l’intervento centra specifici obiettivi “green” di riduzione dei consumi. Il plafond iniziale è di 4 miliardi. È prevista cumulabilità con altri aiuti, ma la base di calcolo va al netto di contributi UE o nazionali già ricevuti; la misura vale per il 2026 (consegna beni entro il 30 giugno 2027) e richiede acconto 20% e ordine accettato entro l’anno.
Nelle ricostruzioni finora pubbliche, gli scaglioni seguono una logica decrescente: 220% per investimenti fino a 2,5 milioni, poi al 100% e 90% oltre soglie prefissate; per l’iper‑ammortamento “innovazione”: 180% fino a 2,5 milioni, 100% tra 2,5–10 milioni e 50% fino a 20 milioni. Si tratta di parametri indicati da Sky TG24 sulla base del testo licenziato dal Cdm: la versione definitiva potrà limarli in Parlamento.
Rispetto ai crediti d’imposta, la maggiorazione abbatte direttamente la base imponibile, con un impatto immediato su Ires/Irpef. È anche una misura più ampia della Ires premiale perché non lega il beneficio al vincolo di non distribuire utili. Restano da chiarire i confini sugli immateriali (software, brevetti.
ZES (e ZLS), “Nuova Sabatini”, contratti di sviluppo: gli altri canali per le imprese
Accanto agli ammortamenti, la Manovra rifinanzia il credito d’imposta per investimenti nelle ZES (Zone Economiche Speciali) con circa 2,3 miliardi e conferma il sostegno ai Contratti di sviluppo e alla “Nuova Sabatini” per l’acquisto di beni strumentali. Le ZLS (Zone Logistiche Semplificate) sono richiamate in bozza con un credito dedicato e dotazioni più contenute. Per le Pmi questo significa canali paralleli (e cumulabili) su asset produttivi e filiere territoriali.
Un tassello strutturale, già operativo e prorogato fino al 2027, è la maxi‑deduzione del costo del lavoro: 120% (che sale al 130% per assunzioni stabili di categorie tutelate, es. disabili, mamme con almeno due figli, under‑30 con incentivi). È la continuità che il mondo produttivo chiedeva per legare incentivi all’occupazione e non solo ai capex.
Cornice di finanza pubblica: taglio IRPEF e coperture da banche/assicurazioni
Sul fronte famiglie/lavoro, si prevede il taglio IRPEF: la seconda aliquota scende dal 35% al 33% per i redditi 28–50 mila euro. Sul fronte coperture, la bozza prevede un contributo pluriennale da oltre 11 miliardi (2026–2028) a carico di banche e assicurazioni; i dettagli tecnici del prelievo sono in definizione. Nel complesso, il percorso di rientro punta a un deficit al 2,8% del PIL nel 2026.
Tra le altre leve fiscali, il governo ha annunciato l’intenzione di alzare a 300.000 euro la flat tax sui redditi esteri per i nuovi residenti ad alta ricchezza a partire dal 2026 (se confermata dalle Camere), misura che dà contesto al puzzle delle coperture.
Nel pacchetto figura anche l’ennesima proroga delle plastic e sugar tax: sterilizzazione fino al 31 dicembre 2026, che equivale a uno slittamento al 2027. Per l’industria è un alleggerimento immediato di oneri, ma resta il tema di una riforma strutturale coerente con gli obiettivi ambientali e sanitari.
Benefici pronti a scaricarsi a bilancio
- Aziende che ordinano nel 2026 beni strumentali per innovazione ed energia: l’iper‑ammortamento 180–220% migliora EBIT e tax rate già nel primo esercizio di utilizzo del bene (se rispettati acconto e tempi di consegna).
- Imprese in ZES: credito d’imposta potenziato su investimenti produttivi, con integrazione ai contratti di sviluppo locali.
- Datori di lavoro che assumono a tempo indeterminato: maxi‑deduzione 120/130% confermata anche per il 2026.
Punti d’attenzione
- Decreti attuativi: la finestra è stretta (entro 30 giorni dall’approvazione definitiva) e serviranno chiarimenti su cumuli, immateriali e documentazione (piattaforma ad hoc).
- Scaglioni e massimali: gli step 220/180/100/90/50% sono indicati in bozza; possibili ritocchi in Parlamento o nei provvedimenti secondari.
- Coperture: il contributo a banche/assicurazioni è “strutturale” ma i dettagli contano (DTA, basi imponibili). Segnale positivo per i conti, ma da monitorare gli effetti su credito e dividendi.
